Il mondo corre in fretta e tutti i player di mercato, dai più grandi ai più piccoli, devono continuamente sforzarsi di consolidare la propria posizione, mettendo in conto anche la possibilità di doversi reinventare per poter sopravvivere al cambiamento.
Ciò che garantisce una buona “rendita di posizione” per un po’, non dura a lungo: gli scenari si scombinano, la concorrenza è globale, la tecnologia introduce non solo nuove opportunità ma anche modalità totalmente inedite di concepire il mercato, il lavoro e la stessa società in cui viviamo.
In un tale contesto è più che normale sentirsi stressati e, nonostante alla fine ci si abitui, la fatica può prevalere sulla buona volontà.
Gli antidoti? Sono la motivazione e l’entusiasmo: ovvero la capacità di pensare in modo diverso, la voglia di confrontarsi, la consapevolezza di avere una storia alle spalle ed il desiderio di continuare a scriverla.
Fare errori è normale; l’importante è trarne il massimo vantaggio in termini di esperienza, realismo ed umiltà: solo chi ha abbastanza coraggio sa mettersi in gioco ed ha l’onestà intellettuale non solo di mettere in conto eventuali sbagli, ma anche la capacità di riconoscerli. Dunque l’innovazione – ed i giusti atteggiamenti mentali che la supportano – sono soprattutto una forma di cultura personale e di impresa.
Tuttavia, scendendo al concreto, esistono anche modi psicologicamente meno impegnativi per confrontarsi con le sfide odierne: se siamo costretti a convivere con la complessità, abbiamo semplicemente bisogno di strumenti che aiutino a tenerla sotto controllo e se le attività umane sono costose, ripetitive o poco produttive, basta introdurre il giusto livello di automazione. L’unico apporto umano deve tendere ad essere quello ad elevato valore in termini di imprenditorialità e creatività, oppure di abilità artigianale.
Una storia suggestiva
Siamo a Venezia, città magica e senza tempo. Qui esistono aziende con una tradizione antica, capaci di esprimere ancora oggi non semplici oggetti di valore, ma vere opere d’arte. D’altra parte siamo in Italia, un Paese dove ispirazione, fantasia, genio e storia si fondono insieme proclamando al mondo che tanti tesori non sono fuori posto: appartengono infatti al popolo che ha saputo crearli e che ha ereditato questa capacità di produrre infinite forme di bellezza.
Tra i negozi nascosti nelle calli, in uno scenario suggestivo e irripetibile, c’è una vetreria: niente di più tradizionale, italiano e… veneziano – per la gioia di migliaia di turisti.
Una ragazza cammina ammirando gli scorci pittoreschi ed assaporando le atmosfere uniche della città lagunare, ha con sé un tablet che utilizza forse per essere aiutata a trovare ciò che sta cercando. Infine lo trova ed emette online un ordine, ma non si farà recapitare l’oggetto a casa tramite corriere: può ritirarlo di persona a pochi passi di distanza.
Anche nel negozio l’addetta è dotata di un dispositivo mobile ed è subito informata dell’acquisto. Quando la cliente entra, i suoi dati sono già disponibili, comprese le informazioni relative a precedenti acquisti, gusti e preferenze; la commessa potrà così consigliarla ed accontentarla al meglio, migliorando l’esperienza e la soddisfazione di questa cliente, che con ogni probabilità, acquisterà di nuovo in futuro.
Non è immaginazione ma una storia vera che potete vedere nel filmato qui sopra. Quello che il filmato non racconta è che lo speciale terminale presente nel negozio, collegato in rete con il tablet della gentile commessa, serve anche a gestire i pagamenti e le promozioni, oltre a dare al gestore del negozio una panoramica in tempo reale sulle attività commerciali del punto vendita. Non solo: l’azienda produttrice dello stupendo oggetto appena venduto, è informata della transazione e provvederà a mettere in lista un altro pezzo per reintegrare la scorta del negozio; un istante dopo il ritiro, fabbrica e magazzino sanno che deve essere prodotto un ulteriore oggetto in vetro e l’amministrazione dell’azienda fornitrice, così come quella del punto vendita, hanno già effettuato le necessarie registrazioni contabili.
La tecnologia come motore dell’innovazione
Seguso, l’azienda protagonista del video, è rigorosamente veneziana ed è stata fondata nel 1397 ed oggi possiede due negozi in Italia ed uno showroom a New York.
L’esempio citato è quanto di più agli antipodi possa esistere: un’impresa artigianale plurisecolare ed un modernissimo software che include, ovviamente, dispositivi mobili. Tuttavia si tratta di una distanza solo simbolica e di una contraddizione solo apparente: nuovo e antico sono perfettamente integrati e sintetizzati da uno stile innovativo, capace di portare nel futuro ciò che affonda le sue radici nel passato.
In questo caso nulla di ciò che di valore proviene dalla tradizione è stato modificato o abbandonato: l’innovazione dei processi riguarda una più razionale ed efficiente gestione dell’impresa e dell’attività commerciale ad essa connessa, tenendo conto che oggi non esistono solo i negozi tradizionali, ma anche Internet ed il commercio elettronico – e le persone non comprano più soltanto da casa con un personal computer, ma anche fuori casa con smartphone o tablet. Inoltre, sia il marketing che lo stesso brand non sono più legati al territorio o agli estimatori di quel genere di prodotti, ma hanno una valenza globale e si esprimono in tempo reale attraverso modalità e con valenze uniche.
Tutto questo avviene “a causa di” e per mezzo della tecnologia.
Competenze aziendali e successo dei progetti di innovazione
Chi ha reso possibile questo salto epocale? Indubbiamente una serie di player tecnologici tutti disseminati lungo la catena del valore ma, in particolare, due aziende sono protagoniste di questo caso di successo: SAP e Datalab.
La prima è una multinazionale ed offre un sistema di gestione aziendale tra i più diffusi nelle PMI: SAP Business One. La seconda è un’impresa veneta esperta di ERP e del settore retail, in grado di collegare tra loro questi due mondi attraverso soluzioni e servizi basati su una vasta competenza sia dello specifico settore verticale che delle tecnologie ICT.
Datalab, infatti, utilizza SAP Business One ed il suo modulo Customer Check Out per offrire alle reti di vendita uno strumento integrato, adatto a colmare il gap tra online ed offline.
In pratica la soluzione proposta, in grado di lavorare anche senza il collegamento con l’applicativo principale, offre una serie di analisi relative all’andamento del fatturato e funzionalità per gestire direttamente transazioni ed iniziative di marketing, oltre alla possibilità di assistere meglio i clienti. Inoltre è totalmente integrata con SAP Business One per aggiornare l’azienda sui consumi e quindi consentire una più efficiente pianificazione della produzione, del magazzino e della distribuzione ai punti vendita.
L’implementazione di SAP Customer Check Out ha consentito l’integrazione delle logiche gestionali utilizzate da SAP Business One con la Shop Automation, il tutto in una realtà artigianale nella quale non esiste una produzione di serie ma ogni prodotto è unico.
I principali benefici ottenuti riguardano l’univocità delle informazioni ed una maggiore fidelizzazione dei clienti. In particolare, la soluzione è molto intuitiva ed ha consentito di rendere operativo il negozio con pochissime ore di formazione, sfruttando il dettagliato lavoro di messa a punto svolto dagli esperti di Datalab con il team di Seguso.
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Le tante sfaccettature del verbo innovare
In Italia non mancano imprenditori innovativi e di successo, le cui esperienze potrebbero essere prese ad esempio. Si tratta generalmente di piccole e medie imprese, molto radicate nel territorio, ma al tempo stesso con un mercato globale e un fatturato realizzato in gran parte all’estero.
Queste realtà sono gestite da imprenditori che re-investono gran parte degli utili nella propria azienda, soprattutto in Ricerca e Sviluppo, per creare prodotti con il giusto equilibrio tra innovazione, qualità e prezzo. Indispensabile è, naturalmente, portare il concetto di “innovazione” lungo tutto l’intero ciclo di vita del prodotto e nello stesso modello di business.
I prodotti che costano poco costeranno sempre meno e quelli di fascia elevata sempre di più. Ne sono esempi i prezzi sempre più divergenti per auto, cellulari, generi di lusso o beni low cost. Un’azienda, per competere, deve dunque potersi collocare su una delle due linee: chi sceglie l’ambito del prezzo minimo deve garantire produzione a basso costo ed economie di scala.
Per stare sulla linea alta servono invece sostanzialmente tre elementi: innovazione, marketing e brand.
- Innovazione significa saper fare quello che gli altri non fanno
- Marketing vuol dire far conoscere al mondo intero la propria unicità, usando tutti gli strumenti tradizionali e innovativi
- Brand significa infine associare un nome e un marchio che identifichi i due punti precedenti.
Ma il grado di innovatività di un’azienda non dipende solo dalla quantità di tecnologia impiegata: un’azienda è innovativa se è fatta di persone innovative.
Questo modo di ragionare e di fare impresa è stato adottato dalle migliori PMI Italiane, tra le quali vi sono aziende capaci di competere a livello mondiale sia nel settore automotive (nel quale l’Italia vanta una tradizione storica di passione, inventiva e design) che in altri come la moda o l’artigianato di alta qualità. Queste realtà operano secondo un approccio in cui l’innovazione tecnologica riguarda non solo il prodotto ma tutta la catena del valore: dalla gestione dei processi al marketing.
Innovazione delle PMI: un aiuto dai contributi pubblici
Per ridurre lo stress, qualche sostegno concreto è certamente il benvenuto; le Istituzioni Pubbliche, infatti, sono ben consapevoli che la tanto attesa ripresa può avvenire solo unendo gli sforzi ed incentivando le iniziative tese a dare slancio all’economia. L’innovazione è tra i principali ingredienti di un ricostituente capace di ridare fiato al “Sistema Italia” e, nonostante tutti i problemi e ostacoli che siamo abituati a trovare sul cammino delle riforme, la volontà politica è molto chiara nel voler premiare le imprese che si impegnano sul fronte del rinnovamento di metodologie e processi per migliorare efficienza e produttività.
Per questo motivo, le PMI italiane hanno la possibilità di sfruttare, per la loro crescita e ripresa, una nuova stagione di finanziamenti che può contare, prima di tutto, sui fondi europei previsti per il periodo 2014-2020.
L’innovazione è, ovviamente, tra le aree di intervento dell’iniziativa che, complessivamente, mette a disposizione per il 2016 oltre 2,2 miliardi di investimenti sotto forma di bonus, incentivi e finanziamenti.
Nel complesso, Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna, Lazio e Puglia hanno messo a disposizione il 70% delle risorse complessive previste per i finanziamenti alle PMI, ma anche le altre regioni sono comunque attive in tal senso. Ad esempio il Friuli Venezia Giulia è infatti la regione che nel 2016 investirà di più in Ricerca e Sviluppo. In particolare sono stati stanziati circa 45 milioni di euro suddivisi tra:
- acquisto di servizi per innovazione tecnologica, strategica, organizzativa e commerciale (2,8 milioni)
- progetti di cooperazione tra imprese e istituti scientifici (25 milioni)
- innovazione ed industrializzazione dei risultati della ricerca (17,2 milioni)
In sintesi
L’innovazione non è fine a se stessa, ma un modo intelligente per tenere in buona salute l’azienda o per crearne una nuova.
L’innovazione non riguarda soltanto la tecnologia ma anche la cultura, i processi e le persone.
Le PMI, che hanno spesso adottato l’innovazione tecnologica soprattutto nei settori di progettazione e produzione, dovrebbero riflettere sulle loro esperienze ed affrettarsi ad applicarla in modo trasversale in tutti i settori aziendali in modo da migliorare efficienza, produttività e competitività complessive – avendo sempre cura di conservare, con gelosia e rispetto, i tesori di competenze e abilità che si nutrono della tradizione.